Rosso Istanbul
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13 MAGGIO 2016. Orhan Sahin torna a Istanbul dopo 20 anni di assenza volontaria. Come editor deve aiutare Deniz Soysal, famoso regista cinematografico, a finire la scrittura del suo libro. Ma Orhan rimane intrappolato in una città carica di ricordi rimossi. Si ritrova sempre più coinvolto nei legami con i famigliari e gli amici di Deniz che sono anche i protagonisti del libro che il regista avrebbe dovuto finire.
Soprattutto Neval e Yusuf, la donna e l’uomo a cui Deniz è più legato, entrano prepotentemente anche nella vita di Orhan.
Quasi prigioniero nella storia di un altro, Orhan però finisce per indagare soprattutto su se stesso, riscoprendo emozioni e sentimenti che credeva morti per sempre e che invece tornano a chiedergli il conto per poter riuscire a cambiare la sua vita.

DURATA   1:55′
GENERE   Drammatico

Valutazione Pastorale
Il debutto cinematografico di Ferzan Ozpetek risale al 1996 con Haman-Il bagno turco. Vent’anni durante i quali il regista turco ha girato una decina di film in Italia.
E ora il ritorno nella natia Turchia. Finalmente a casa si potrebbe dire. Perchè si tratta di un viaggio mediato attraverso una figura-schermo, Orhan, uomo dal carattere calmo e meditabondo, perennemente in bilico tra passato e futuro. Ad Orhan tocca il compito di cercare Deniz, ossia di scandagliare ricordi e memorie di un amico, cercarne le tracce, provare ad intuirne desideri e spostamenti.
Orhan si lancia in un serrato scandaglio di ricordi, filtrati da luoghi e persone. E più la caccia va avanti più l’uomo di accorge di essere prigioniero di situazione che lo avvolgono in una inesorabile strettoia. E’ una prigione, quella nella quale resta stretto Orhan, ma una felice prigione, uno splendido tributo pagato alla bellezza smorta del paesaggio, alla suadente malinconia degli arredamenti, alla struggente poesia dei ricordi.
Ciò che poteva essere e non è stato diventa una sorta di gozzaniano lirismo nel quale Orhan confonde la passione con l’amore, e gli sguardi si fanno compassione e parole non dette per emozione.
E un film tardo decadente questo con cui Ozpetek disegna il punto fermo di una carriera che molto sembra aver detto mentre forse ha ancora qualcosa da dire a proposito del terribile confondersi di mamma, famiglia, figli, amici, donna. Un caleidoscopio di sentimenti che si inverano nel tramonto fiammeggiante del bosforo.
Dal punto di vista pastorale, il film è ad valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.