Questi giorni
Giovedì 22 Settembre
18:00
20:30
Venerdì 23 Settembre
18:00
20:30
Sabato 24 Settembre
18:00
20:30
Domenica 25 Settembre
18:00
20:30
Mercoledì 28 Settembre
18:00
20:30

Una città di provincia. Tra le vecchie mura, nelle scorribande notturne sul lungomare, nell’incanto di un temporaneo sconfinamento nella natura, si consumano i riti quotidiani e le aspettative di quattro ragazze la cui amicizia non nasce da passioni travolgenti, interessi comuni o grandi ideali. Ad unirle non sono le affinità ma le abitudini, gli entusiasmi occasionali, i contrasti inoffensivi, i sentimenti coltivati in segreto.
Il loro legame è tuttavia unico e irripetibile come possono essere unici e irripetibili i pochi giorni del viaggio che compiono insieme per accompagnare una di loro a Belgrado, dove l’attendono una misteriosa amica e un’improbabile occasione di lavoro.

DURATA: 2:00′
GENERE: Drammatico

Valutazione Pastorale
Anche se Belgrado è metà non lontanissima, gli effetti di un viaggio non si misurano in chilometri ma per quello che lasciano dentro ciascuno dei partecipanti. E se si tratta di persone non coese, le conseguenze possono essere imprevedibili. Ecco perché impiega un po’ Piccioni prima di mettere a fuoco le sue protagoniste, prima di posizionarle come amiche o come persone che hanno scelto un destino comune senza troppa convinzione.
Forse nemmeno loro lo sanno, e infatti, nel percorso di andata, il racconto si interrompe per due impreviste tappe intermedie: nella casa (nella parrocchia) del fratello sacerdote di Caterina, e su un lago in Serbia dove il gruppo accetta la compagnia di alcuni coetanei locali. Momenti che sembrano fermare il racconto, quasi impedirgli di andare avanti al fine di ritardare la resa dei conti.
Ci vuole infatti un po’ prima che tra le ragazze emergano le opportune verità. Prima che la rabbia trattenuta di Caterina, il nervosismo di Angela, l’indecisione di Anna, il doloroso segreto di Liliana riescano a rimettere a posto le cose. Ma poi fino a quando, e perché? In apertura e in chiusura, la voce fuori campo tira le fila di ‘questi giorni’, che dovevano essere quelli della grande spensieratezza, della gioia, e della crescita, e si sono invece rivelati quelli della rabbia, della sconfitta, della solitudine.
Eppure è in queste occasioni che una perdita lascia spazio ad una nuova speranza. Fedele alla sua linea, la musa di Piccioni raccoglie sotto caratteri deboli e fragili tutto il vario atteggiarsi di psicologie non identificabili. Attento alle sfumature caratteriali, il regista orchestra un bello scontro tra generazioni, mettendo a nudo rivalità sottaciute tra madre e figlia, cogliendo gli alti e bassi di discussioni esasperate, disegnando figure di contorno intinte in una timida indecisione (il professore universitario).
Malinconico, umbratile , inseguito da una colonna sonora di timida poesia, il racconto scivola sulle ali di una testarda voglia di non arrendersi alle cose brutte e di guardare ancora a ‘questi giorni’ come ad un futuro da costruire.
Cinema all’antica quello di Piccioni, che ha pochi punti di contatto con la modernità delle tecnologie ma molti richiami alla vita autentica della donna, dell’uomo, della coppia, del nostro inesauribile vivere nel mondo e, inevitabilmente, insieme agli altri.
Dal punto di vista pastorale, il film è ad valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.