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SINOSSI
Immagini spettacolari e personaggi indimenticabili per un avvincente viaggio alle origini di Narcos e Escobar. I candidati all’Oscar Cristina Gallego e Ciro Guerra ci regalano il film più sorprendente dell’anno
Le origini del narcotraffico colombiano, attraverso la storia epica di una famiglia indigena wayuu. Un clan famigliare, con a capo una donna Ursula, che si trova coinvolto nel boom del successo del commercio di marijuana ai giovani americani negli anni ‘70.
Quando avidità, passione e onore si scontrano, si scatena una guerra fratricida che metterà in gioco le loro vite, la loro cultura e le loro ancestrali tradizioni.
Designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani
GENERE Drammatico
- ANNO: 2018
- REGIA: Cristina Gallego, Ciro Guerra
- ATTORI: Natalia Reyes, Jhon Narváez, Carmiña Martínez, José Acosta, José Vicente, Greider Meza
- PAESE: Messico, Colombia, Danimarca
- DISTRIBUZIONE: Academy Two
- DATA USCITA: 11 aprile 2019
Recensione CNVF
Un film di gangster e spiriti, così lo definiscono nelle note introduttive i due registi Cristina Gallego e Ciro Guerra. Con l’aspetto gangster si va verso la parte tristemente vera e realistica della storia, con quello degli spiriti si vuole richiamare quell’insieme di superstizioni, credenze, tradizioni che rimandano ad una religione arcaica e lontana. Certo il copione traccia la traiettoria di come la droga si è inserita in quelle popolazioni e ne ha sconvolto abitudini e modi di fare in modo forse irrecuperabile. Film quindi di denuncia e di periferie dimenticate questo che rappresenta una cronaca amara e triste di come nasce il cartello della droga in Colombia. Film di generosa invadenza narrativa, che si muove tra dramma, storia, mitologia. Forse come un western fuori dal West ma con identico furore di esposizione.
Il film fotografa la brama di potere e la ricerca sfrenata del guadagno facile, ma è costretto anche a dare conto della conseguenza delle scelte e dello smarrimento che prende di fronte al male.
Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.