Florence Foster Jenkins
Giovedì 2 febbraio
20:30
Domenica 5 febbraio
21:00
Mercoledì 8 febbraio
16:30
Giovedì 26 gennaio
21:30
Sabato 28 gennaio
21:30
Domenica 29 gennaio
18:30
Mercoledì 1° febbraio
21:30
Giovedì 12 gennaio
20:30
Venerdì 13 gennaio
20:30
Sabato 14 gennaio
18:45
21:00
Domenica 15 gennaio
18:45
21:00
Martedì 17 gennaio
18:00
Giovedì 19 gennaio
18:00
20:30
Venerdì 20 gennaio
18:00
20:30
Sabato 21 gennaio
20:30
Domenica 22 gennaio
18:00
Martedì 24 gennaio
19:30

prenota posti online       prenota posti con sms


Nel 1944 l’ereditiera Florence Foster Jenkins è tra le protagoniste dei salotti dell’alta società newyorchese. Mecenate generosa, appassionata di musica classica, Florence, con l’aiuto del marito e manager, l’inglese St. Clair Bayfield, intrattiene l’élite cittadina con incredibili performance canore, di cui lei è ovviamente la star.
Quando canta, quella che sente nella sua testa come una voce meravigliosa, è per chiunque l’ascolti orribilmente ridicola. Protetta dal marito, Florence non saprà mai questa verità. Solo quando Florence deciderà di esibirsi in pubblico in un concerto alla Carnegie Hall, senza invitati controllati, St. Clair capirà di trovarsi di fronte alla più grande sfida della sua vita.

DURATA: 1:50′
GENERE: Biografico, Commedia

Valutazione Pastorale
“Tratto da un storia vera”: in questo caso l’incipit è vero e opportuno. Nulla della vicenda raccontata è inventato, tutto corre sul filo di una invenzione tanto suggestiva quanto affascinante. Stephen Frears, l’inglese già regista di “The Queen”, “Philomena”, dimostra ancora una volta una non comune capacità di affrontare argomenti tra loro diversissimi, ogni volta risolvendoli in maniera appropriata ed elegante, capace non solo di ‘rappresentare’ ma di ‘entrare’ nello spirito del tempo, di tirare fuori la sostanza e il vitalità dei singoli personaggi.
In particolare questo copione ruota con intelligenza ed abilità intorno ad un tema forte, quello della verità, che si fa ambiguo paravento di menzogne e insieme dolce schermo di sotterfugi. Veramente Florence non si è mai resa conto di stonare? e veramente St Clair l’ha difesa e protetta con assoluto amore contro tutto e tutti, anche a costo di sfidare il ridicolo? E come giudicare il comportamento di Cosme McMoon, il pianista, sempre scettico ma alla fine anche lui convinto a stare dalla parte della donna?
Si entra in un gioco ad incastro affascinante e ingannevole, dal quale è difficile uscire se non facendo ricorso ad una fiducia che scavalca il ‘normale’. Come detto, la regia è brava a muoversi con sinuosa dinamicità in questo scambio di ruoli e di atteggiamenti. Attorno ai personaggi principali, i comprimari formano un coro pronto a cambiare reazioni e partecipazione.
Alla fine Florence è vincitrice e insieme vittima di questo stringente cerchio di interrogativi.
Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e certamente problematico.

FLORENCE FOSTER JENKINS
Florence Foster Jenkins nacque in Pennsylvania nel 1868. Da bambina era stata una pianista prodigio ma da adulta le sue ambizioni di musicista vennero soffocate dal padre, un uomo facoltoso che non acconsentì a pagarle gli studi all’estero. Andata via di casa, dopo aver lavorato come insegnante di pianoforte, si stabilì a New York nel 1900 dove decise di intraprendere una carriera da cantante. Nel 1909 due eventi l’avrebbero aiutata ad esaudire il suo sogno: la morte del padre, che la rese erede di una notevole fortuna; e l’incontro con St. Clair Bayfield, figlio illegittimo di un conte inglese e attore fallito.
Florence prese allora lezioni di canto e si introdusse con entusiasmo nei circoli musicali newyorchesi. Fondò un proprio circolo, il Club Verdi, ed entrò a far parte di numerosi club letterari e artistici della città dove, come direttrice musicale, produsse celebri tableaux vivants per un pubblico ristretto in esibizioni private. Poi cominciò ad esibirsi anche in recital in cui cantava arie da Verdi, Mozart e Johann Strauss, oltre che i lieder di Brahms, sempre accompagnata dal suo pianista Cosme McMoon.
Nonostante – o forse proprio per – la sua mancanza totale di talento canoro, cominciò ad avere un seguito di fan entusiasti e cominciò ad essere famosa anche al di fuori dei ristretti circoli dell’alta società cittadina.
Raggiunse l’apice della sua fama con una performance alla Carnegie Hall di New York il 25 Ottobre 1944. In due ore i biglietti andarono esauriti e nel pubblico comparvero celebrità come l’autore di celebri canzoni Cole Porter, il compositore Gian Carlo Menotti, e la soprano Lily Pons.
Florence morì qualche mese dopo all’età di 76 anni.
“La gente può dire che non so cantare” affermò una volta, “ma nessuno potrà mai dire che non ho cantato”.
* Uno dei programmi più richiesti all’archivio della Carnegie Hall è il concerto di Florence Foster Jenkins
* I dischi da lei incisi per Melotone divennero i dischi più venduti dall’etichetta musicale
* Nella top 25 dei dischi in vinile preferiti da David Bowie c’era “The Glory of the Human Voice” di Florence Foster Jenkins.
* Dopo la morte di Florence, Cosme McMoon cominciò a dedicarsi al bodybuilding e fu giudice nelle gare di quella disciplina, fino alla sua morte nel 1980.
*St. Clair Bayfield continuò a sostenere la vita musicale di New York City e visse modestamente fino alla sua morte, sopraggiunta nel 1967.

NOTE DI PRODUZIONE

Stephen Frears, Meryl Streep e Hugh Grant, insieme per la prima volta in Florence Foster Jenkins, una commedia intensa e commovente, che parla di amore, di musica e della realizzazione dei nostri sogni. 

E' stato proprio lo straordinario abisso esistente tra la percezione che Florence Foster Jenkins aveva delle proprie capacità vocali e i suoi spaventosi fallimenti come cantante ad attirare l'attenzione di Nicholas Martin. “Mi è capitato di sentire una sua canzone su YouTube” racconta lo sceneggiatore. “Sono rimasto colpito dalla sincerità che c'era nella sua voce e mi è sembrato tutto molto commovente, buffo e triste allo stesso tempo. Sono tornato più volte ad ascoltarla e mi è venuta voglia di sapere qualcosa della sua vita. Così mi sono reso conto che la storia del suo percorso per arrivare ad esibirsi alla Carnegie Hall avrebbe potuto trasformarsi in un fantastico musical”. 

Facendo ricerche sulla vita della Jenkins, Martin è rimasto colpito dalla straordinaria personalità di Florence. “Era come un sole posto al centro di una serie di pianeti che le orbitavano attorno”, afferma. Ma è rimasto colpito anche dal rapporto con suo “marito”, St. Clair Bayfield, i cui diari sono la testimonianza del suo amore profondo per Florence, nonostante convivesse con un'altra donna. Assieme al pianista Cosme McMoon, il trio diventò per un certo periodo il centro della vita artistica di New York, prima grazie ad eccentrici tableaux vivants – dei quali Florence era sempre la principale musa artistica – e più tardi per i tristemente famosi recital musicali di lei. 

“Florence è stata una figura importante della scena artistica e musicale di New York durante la Seconda Guerra mondiale e vi ha contribuito con molte donazioni, tra cui quella di strumenti musicali destinati ai bambini poveri” spiega Martin. “Ha anche contribuito ad avvicinare molta gente facoltosa al mondo della musica, persuadendola a contribuire finanziariamente alla promozione della musica nella grande città. Per il suo concerto alla Carnegie Hall donò 1.000 biglietti ai reduci di guerra, e per molti di loro quella fu la serata della vita. Chiaramente si sbellicarono tutti dalle risate, divertendosi un mondo per quello spettacolo tanto bizzarro ed eccezionale! Ma Florence si rendeva conto oppure no dell'effetto prodotto dalla sua voce? Questo sta al pubblico deciderlo”. 

Sei mesi dopo l'inizio delle sue ricerche, Martin aveva completato la sua sceneggiatura.
“Un amico mi aveva detto che il produttore Michael Kuhn è un esperto di musica, così l'abbiamo mandata a lui. Gli è piaciuta, e subito dopo è stata la volta di Stephen. Avevo detto che solo una persona avrebbe potuto interpretare Florence, ed era Meryl Streep. Se lei non avesse accettato avremmo potuto anche tornarcene a casa. Conoscevo il suo amore per la musica e per i personaggi iconici, per cui ero fiducioso. Quando Michael mi ha telefonato dicendomi 'congratulazioni, il film si fa' sapevo cosa volesse dire. E' stato uno dei momenti più incredibili della mia vita! Dovevamo aspettare che Meryl fosse disponibile, ma questo ci ha consentito di lavorare ancora alla sceneggiatura, migliorandola ulteriormente”. 

Al produttore Michael Kuhn la sceneggiatura di Martin è piaciuta subito. “Quando leggi una sceneggiatura cerchi qualcosa di diverso e di emotivamente coinvolgente, e questa mi è sembrata contenesse la giusta combinazione di divertimento e di commozione”, spiega il produttore. “Non riuscivo a immaginare nessuno al di fuori di Meryl Streep per la parte di Florence, per cui la mossa successiva è stata chiederci come arrivare a lei. Dovevamo trovare qualcuno con il quale possibilmente lei volesse lavorare e Stephen ci è sembrata la scelta giusta, visto che ha lavorato con grandi signore del cinema – Judi Dench, Helen Mirren e così via. Così ho pensato che se lui avesse accettato avremmo avuto buone probabilità. La cosa che ammiro di più in Stephen è che non si ripete mai, per cui ogni film che gira è come una nuova avventura, è sempre alla ricerca di qualcosa di diverso, e questa è una cosa davvero degna di ammirazione. Ha detto subito che avrebbe accettato solo se anche Meryl l'avesse fatto. Perciò abbiamo mandato la sceneggiatura al suo agente, e lei ci ha risposto subito dicendo che le piaceva e che l'avrebbe fatto. Succede spesso che se hai del buon materiale di partenza la produzione viene messa su rapidamente”. 

“Quando ho letto la sceneggiatura di Nicholas Martin ho pensato che fosse molto divertente” racconta Stephen Frears. “Era arguta, divertente e interessante. Era un'ottima storia; le relazioni tra i personaggi erano ben strutturate e c'erano delle battute divertenti – cos'altro si potrebbe desiderare? Esiste una famosa registrazione della Jenkins e mi è stato detto che negli anni '60 la gente usava ascoltarla durante le feste. Ho ascoltato le registrazioni della sua voce su YouTube, sono rimasto sbalordito e ho cominciato a ridere! Le registrazioni sono divertenti e spaventose allo stesso tempo, ma anche commoventi e molto toccanti”. 

La produzione è stata messa su molto velocemente, come afferma Frears: “Nicholas deve essere rimasto sorpreso da come tutti noi abbiamo detto subito sì al progetto – io, i produttori, Meryl e Hugh. Non sempre le cose vanno così lisce. Ma la sua sceneggiatura è solida, è completa. Nicholas l'ha scritta senza mai dimenticare che la gente vuole divertirsi, per cui non ha mai perso di vista l'aspetto dell'intrattenimento”. 

Analogamente, non appena Cameron McCracken ha letto la sceneggiatura per Pathé, ha acconsentito a partecipare al finanziamento e alla distribuzione del film. Il film rappresenta la sua quinta collaborazione con Stephen Frears e con la sua produttrice Tracey Seaward; la terza con Meryl Streep; e la seconda con Michael Kuhn. “Per molti aspetti è stato come ritrovarsi ad una riunione di famiglia, e quando Christine Langan si è unita a noi per BBC Films, la famiglia era al completo”. 

Stephen Frears pensa che Florence sia un personaggio meraviglioso ed entusiasmante: “Florence era una donna ricca, dell'alta società, e ha fatto molto per la musica durante la guerra; ha aiutato il celebre direttore d'orchestra Toscanini ed è stata una filantropa. Mi ha sempre fatto venire in mente Margaret Dumont, l'attrice e spalla comica che Groucho Marx inseguiva sempre nei suoi film, grottesca e commovente allo stesso tempo. C'erano gruppi di persone a New York che avevano fame di cultura durante gli anni terribili della guerra e lei ha contribuito a tenere alto il morale, organizzando le sue serate da dilettante. Poi assiste ad una esibizione di Lily Pons, una cantante francese dotata di una splendida voce, e ne trae ispirazione per diventare a sua volta cantante prendendo lezioni di canto – ed è qui che entra in scena il vero disastro! I personaggi di Florence e 

Bayfield sono ridicoli, commoventi e grotteschi allo stesso tempo, ma insieme funzionano. Quando si incontrarono si piacquero subito. Bayfield era un attore fallito, così lui trovò un modo per vivere agiatamente e lei un uomo che la amava e si prendeva cura di lei, cos'altro avrebbe potuto desiderare?” 

Per parte sua, Meryl Streep conosceva già Florence Foster Jenkins, ma è stata la prospettiva di lavorare con Stephen Frears ad attrarla maggiormente.
“Ho un vago ricordo che risale al mio primo anno di scuola di recitazione, con la gente che si passava una registrazione di Florence che cantava. Ricordo una specie di suono stridulo che ci faceva morire dalle risate. Stephen mi ha chiamato e mi ha detto: ‘Ho una parte per te, quella della peggior cantante d'opera del mondo’ e la cosa mi ha elettrizzato. Ho detto sì prima ancora di leggere la sceneggiatura, perché ho sempre desiderato lavorare con Stephen. Tra attori, se ne parla sempre come di qualcuno con cui vorresti davvero lavorare”. 

Lasciando da parte la questione della voce orribile, la storia per la Streep aveva un sottofondo di grande tenerezza. “Parla di una relazione lunga e felice tra due persone i cui interessi personali beneficiano di quel rapporto così come di un affetto reciproco reale. Da questo punto di vista la storia è piena di sentimento. 

“La vera Florence Foster Jenkins è stata l'animatrice dei club per eccellenza” continua la Streep. “Quelli erano tempi in cui le professioni non erano accessibili alle donne, così le donne facoltose che volevano tenersi occupate si impegnavano molto nelle attività benefiche. Florence è stata una grande mecenate a New York ed è così che ha salito un po' alla volta i gradini dell'alta società. Ha mantenuto viva la scena musicale della città – ha finanziato concerti alla Carnegie Hall, spendendo i soldi ereditati dal marito e dal padre”. 

Ma la Jenkins è stata molto più di una semplice filantropa, è stata anche una donna decisa a perseguire la sua vera passione. “Florence è stata in grado di non abbandonare qualcosa che tutti noi abbiamo da bambini: la capacità di immaginare di poter fare qualcosa in cui in realtà non siamo particolarmente bravi, e di trarne piacere” dice la Streep. “E' il significato più puro della parola 'dilettante'. Cantava solo per i suoi amici e per un pubblico selezionato – con la sola eccezione della performance alla Carnegie Hall – perché non sapeva cantare davvero, ma le piaceva moltissimo, e le piaceva la musica, e dalla sceneggiatura emerge tutta la sua passione”. 

Una volta che Meryl Streep ha coinvolto Frears, è stata la volta di Hugh Grant. “Gli ho detto di aver trovato qualcosa che gli sarebbe piaciuto, e anche lui ha detto di sì nel giro di tre giorni” racconta. “Ho sempre pensato che fosse un grandissimo attore, adatto a ruoli brillanti, e mi piacciono le persone in grado di lavorare nelle commedie leggere.” 

“Avevo sentito parlare di Florence Foster Jenkins” racconta Grant. “Ricordo che qualche anno fa mio cugino mi aveva mandato un nastro della peggior cantante del mondo e, a ripensarci ora, è stata una delle cose più divertenti che abbia mai ascoltato. In quel periodo non lavoravo molto come attore, perché ero impegnato nella campagna “Hacked Off” sulla trasparenza dell'informazione.
Uno dei nostri sostenitori è Stephen Frears, che partecipava ad alcuni dei nostri eventi e ogni volta mi diceva: ‘Dovremmo fare un film insieme’, ma io gli dicevo che non avrei più recitato. Ma poi mi ha spedito la sceneggiatura di Nicholas Martin, che è davvero bella, molto divertente, vera e toccante. Meryl Streep era già coinvolta per il ruolo di Florence, così non ho potuto dire di no”. 

Grant interpreta il “marito” e manager della Foster Jenkins. “Bayfield è un impresario ma possiede anche un incredibile senso dell'assurdo” afferma Frears. “Florence e Bayfield vivono in una campana di vetro e lui è sempre preoccupato di proteggerla, in modo che la campana non si incrini. Credo che lei avesse davvero bisogno di protezione, ma la verità è che in fin dei conti si è esibita alla Carnegie Hall e se l'è cavata”. 

“Ero sinceramente affascinato da Bayfield” dice Grant, “e mi è piaciuto vestire i suoi panni, cosa che non mi è capitata spesso in passato con i personaggi che ho interpretato. Nella vita reale e nel film, Bayfield è il nipote illegittimo di un conte, una specie di fallimento. Ha vagato per il mondo cercando di fare l'attore, ma senza successo, e si è ritrovato a New York praticamente senza un soldo. Poi ha incontrato Florence, un'ereditiera impegnata a promuovere la vita musicale a New York, e si sono trovati in sintonia. 

“Credo che enfatizzasse le sue origini aristocratiche, così come il suo lato bohémien di attore più di quanto non dovesse e che lei ne fosse attratta; ma anche lui era affascinato da lei, così diventarono una coppia e, anche se non erano formalmente sposati, restarono insieme per 30-40 anni”, prosegue Grant. “Si tratta di un uomo che si dà delle arie con falsa autostima, grazie alla posizione, alla ricchezza e alla fama di Florence – un uomo di paglia – e mi è sembrato divertente. Ma è evidente chi dei due porti i pantaloni; Florence ha bisogno di lui quando si esibisce, ma alla fine è lei quella che tiene i cordoni della borsa. 

Lui la incoraggia e la protegge quando si esibisce nei suoi concerti, che non sono semplicemente brutti, sono ridicolmente brutti. La strada che trova è quella di selezionare il pubblico in modo da invitare solo le persone che le vogliono bene e che approvano le sue scelte, gente che appartiene al suo circolo musicale, lasciando fuori il pubblico fatto di sconosciuti. Così lei non scoprirà mai quanto sia incapace”. 

All'idea di lavorare al fianco di Meryl Streep, racconta Grant, “ero terribilmente spaventato! Lei non è solo una grande star, ma probabilmente nella storia del cinema non c'è mai stato nessuno bravo come lei. E' circondata da un'aura speciale. E' incredibile osservarla, ti sembra di veder disegnare Leonardo da Vinci; non c'è niente che non possa fare, e la cosa che mi ha colpito di più è stata che ad ogni singolo ciak lei riusciva a fare la stessa scena in modo sempre completamente diverso. Non pensa mai 'Oh, non andava per niente bene, devo rifarla meglio'; ogni volta era una nuova invenzione e ne sono rimasto davvero affascinato”. 

“Tutto mi incuteva timore” ride Grant. “Lavorare con Meryl Streep, ovviamente; ma ero spaventato un po' anche all'idea di lavorare con Stephen, che è diventato un regista importante, realizzando film eleganti e pluri-premiati, che non rappresentano certo il mio background. Per fortuna ho avuto un intero anno per prepararmi, perché abbiamo dovuto aspettare molto prima che Meryl fosse disponibile, per cui ero preparato per questo film come mai mi era accaduto in passato!” 

Il terzo componente dell'insolito ménage del film è Cosme McMoon, l'accompagnatore al pianoforte di Florence. Per la parte è stato scelto Simon Helberg, noto per la serie televisiva “The Big Bang Theory”.
“All'inizio il compositore Alexandre Desplat mi aveva suggerito di non scegliere un attore che non sapesse suonare bene il piano”, racconta Frears. “Il mio direttore casting a New York mi aveva detto ‘Quello che cerchi è Simon Helberg‘. L'ho incontrato e mi sono reso conto di quanto sia una persona divertente e brillante. Ha incontrato Meryl e lei lo ha subito adorato. Tra loro si percepisce un vero affetto e un vero calore”.
“E' stato un colpo di genio del direttore casting di New York pensare a Simon Helberg”, concorda Kuhn, “perché non solo è un grande attore comico, ma è anche un eccellente pianista. Ci è andata davvero bene, perché guardare qualcuno che fa finta di saper suonare è davvero deprimente”. 

Helberg ha accettato di fare il film senza sapere niente dei personaggi ma la sceneggiatura, la possibilità di lavorare con Meryl Streep e Hugh Grant e con Stephen Frears lo hanno convinto subito. “Quando ho letto la sceneggiatura ho provato ogni sorta di emozione. Ho riso fino alle lacrime, ho pianto, mi è sembrata incredibilmente profonda. Parla dell'amore per la musica ma anche dell'amore per la vita, e di come la nostra percezione dell'esistenza si affermi a prescindere da quanto sia in realtà fuori misura. In Florence c'è qualcosa di puro, nessun cinismo, è tutta dedita alla musica, è una sognatrice. E Meryl è una delle persone più affascinanti che esistano. Il risultato è una combinazione irresistibile”. 

La Streep ricambia il complimento. “Quando ci siamo incontrati non lo conoscevo molto ma ci siamo trovati immediatamente in sintonia. E' talmente divertente e intelligente. Quando Simon è sullo schermo, il film prende vita, come se il suo personaggio stesse guardando il film dallo stesso punto di vista del pubblico” dice. “Siamo stati davvero fortunati a poter contare su Simon, perché è brillante come comico, ma è anche bravo a suonare quei difficili brani al piano. Stephen aveva ragione quando diceva che non ce l'avremmo fatta senza un attore che fosse anche un bravo pianista. A lui è toccata la parte più difficile perché ha dovuto suonare quei pezzi complicati dovendo essere allo stesso tempo pronto a reagire a ciò che avveniva in scena. 

E' stato meraviglioso. E' così pieno di vita, e il suo modo di suonare è impeccabile; non ha mai sbagliato, il che è davvero ammirevole”.
Aggiunge Hugh Grant: “Simon è stato un tocco di genio del casting. E' perfetto per la parte ed è anche un pianista da concerti! Spero che la gente si renda conto che sono proprio sue le mani a suonare il piano”. 

Helberg è rimasto incantato dall'eccentricità di tutti i personaggi del film e, in particolare, da McMoon. “Sono come degli strani fiorellini che sbocciano quando Florence entra nelle loro vite. Lei riesce a tirar fuori le loro qualità migliori. McMoon è come un pesce fuor d'acqua, non ha idea di dove si stia cacciando. E' come uno appena sceso dall'autobus. E' un buon pianista, anche se forse non da grandi concerti. Scopre subito di essere entrato nella Twilight Zone e non ha alcuna idea di cosa stia succedendo. Condivide l'amore per la musica di Florence e non c'è alcun intento di giudizio in lui, sono entrambi degli innocenti. E' buffo osservarlo mentre si agita cercando di sottrarsi all'impegno di suonare al concerto…suda un bel po', proprio come accade a me nella vita”. 

Quando è arrivato il momento di prepararsi per le riprese, a Meryl Streep è stato richiesto di diventare bravissima nell'arte di…stonare. La Streep ha studiato da cantante e, come sottolinea Stephen Frears, “per riuscire a cantar male devi prima saper cantare bene”.
Per l'attrice si è trattato di una sfida tutta da gustare. “Pensavo che sarebbe stata una passeggiata, visto che non è che io canti così bene, ma è stato molto più difficile di quanto immaginassi”, racconta. “Prima di tutto Florence si cimentava sempre nelle arie più complicate presentate nei recital dalle dive della lirica – l'aria della Regina della notte dal “Flauto magico” di Mozart e l'Aria delle campanelle dalla “Lakme” di Délibes. La cosa affascinante è quanto ci si avvicini – i suoi approcci vocali sono giusti – per cui è solo quando comincia a urlare a squarciagola che diventa comica. Quello che mi ha colpito è che lei c'era quasi, e che ai suoi occhi ci riusciva, per cui continuava ad insistere”. 

Michael Kuhn ritiene che questa sia stata la chiave della capacità della Streep nel catturare l'essenza del personaggio. “Meryl aveva detto che non si trattava di quanto Florence fosse pessima come cantante, ma piuttosto di quanto fosse vicina ad essere una brava cantante. Era un approccio interessante e credo che sia giusto. Se fosse stata tanto pessima non sopporteresti di ascoltarla e lei non avrebbe avuto tanto successo, per cui la cosa interessante è il fatto che ci sia andata tanto vicina, e questo è ciò che Meryl ha colto. Un aspetto molto più intrigante dell'essere semplicemente un disastro”. 

La Streep si è preparata con l'aiuto del vocal coach Arthur Levy, e ha cominciato cantando i brani meglio possibile. “Poi ci siamo avventurati nella terra degli errori” racconta. “Non ho pensato a come Florence Foster Jenkins li avrebbe cantati, ho pensato a come la mia Florence li avrebbe affrontati. Ricordo di aver sentito Irving Berlin suonare la sua musica e, mentre ci cantava sopra, era completamente fuori tonalità! Questo mi ha fatto pensare che può succedere anche ai più grandi musicisti”. 

Per la Streep è la forza del desiderio della Jenkins a commuovere: “Quello che è davvero toccante – e molto divertente – è l'aspirazione. Puoi sentirla prendere fiato quel tanto in ritardo da farle prendere in ritardo anche la nota, ma puoi sentire anche l'aspirazione, il desiderio, l'amore per la musica e come a lei manchi poco per farcela. Questo aspetto è fantastico”. 

La cosa incredibile è quanto la Streep sia riuscita a far somigliare la sua voce a quella della vera Florence. “Il primo momento straordinario è stato quando Meryl ha cominciato a lavorare sul canto per avvicinarsi al personaggio di Florence attraverso la musica. Era fondamentale che avessimo una percezione della vera Florence attraverso la voce, e un pomeriggio Meryl ha mandato una clip sonora con lei che cantava come la Jenkins; non riuscivo a credere a come fosse riuscita a catturare perfettamente la parte tragica e quella ridicola di Florence e ho pensato: ecco qua, è fatta, sarà fantastico” racconta lo sceneggiatore Nicholas Martin. 

“Nonostante Florence avesse preso lezioni di canto per tutta la vita, usava una tecnica tremenda e faceva quello che tutti i cattivi cantanti fanno, ovvero forzare la propria voce” dice Martin.
“Aveva questa pressione nella parte inferiore della glottide – che nel film definiamo come "una sfida alla scienza medica" – per cui le sue corde vocali non emettevano i suoni liberamente ed erano sotto sforzo tutto il tempo. Di tanto in tanto riusciva a prendere bene una nota alta per cui c'era questa combinazione di canto abbastanza piacevole e suoni insopportabili. Cantava in russo, in tedesco, in francese e in italiano anche se non riusciva a pronunciare bene nessuna parola, per cui andava avanti martellando suoni, sicura di sé e con totale onestà”. 

Hugh Grant, tra gli altri, non aveva alcun dubbio sul fatto che la Streep sarebbe riuscita nell'impresa con il massimo dell'eleganza. “Sapevo che Meryl sarebbe stata fantastica, come lo è sempre del resto, ma pensavo comunque a quanto dovesse essere difficile riprodurre un canto sgradevole che non è solo fastidioso, ma fastidioso in modo divertente, e a quanto sarebbe stato facile cadere nel grottesco e nel comico” dice. “Ciò che rendeva divertente la vera Florence è il fatto che lei ci credesse davvero. La prima volta che ho sentito Meryl è stato quando abbiamo fatto la prima lettura completa della sceneggiatura ed è stato assistere alla vera genialità – lei ce la metteva tutta, ci credeva, le piaceva pur essendo orribile in modo indescrivibile”. 

Per Simon Helberg nel ruolo del musicista Cosme McMoon, le scene con le performance si sono rivelate un complesso gioco di equilibrismo tra la recitazione e il lavoro al pianoforte.
“Florence non ha nessun senso del ritmo o della tonalità, per cui Meryl commetteva continuamente errori intenzionali e io dovevo starle dietro–è stato come scalare una montagna in tandem, una specie di esercizio allo specchio. Il suo lavoro è stato faticosissimo, per poter essere abbastanza brava, sbagliando quel tanto da provocarti una smorfia”. 

Il processo per raggiungere questo delicato equilibrio sul piano della recitazione è stato facilitato dal fatto che alla guida di tutto vi fosse Stephen Frears.
“Stephen ti lascia ampio spazio di manovra in termini di recitazione” afferma la Streep. “Se non era soddisfatto, ti chiedeva di farlo di nuovo, senza però dirti come. Ha la sicurezza di tutti i grandi registi con cui ho lavorato, con i quali non c'è mai da chiedersi se abbiano preso la decisione giusta, perché riconoscono quello che funziona quando lo vedono. Questa sicurezza dà agli attori modo di sentirsi a posto nel dare tutto e nell'esporsi emotivamente, perché si fidano del fatto che lui è lì e ha occhio per quello che funziona. Mi è piaciuto moltissimo lavorare con lui”. 

L'atteggiamento apparentemente rilassato di Frears ha funzionato per tutto il cast. “Stephen è straordinariamente poco propenso a dire la sua, per essere un regista, ed è una cosa piacevole” afferma Hugh Grant. “Non vuole discutere della storia o delle motivazioni del personaggio; vuole solo che ti lasci andare”. 

Ad impressionare Simon Helberg sono stati i ritmi di lavoro di Frears. “Stephen è incredibilmente veloce per cui è come se il film fosse una creatura vivente!” racconta. “All'inizio è una cosa che ti spaventa, ma serve a mantenere tutto vivo e divertente. Stephen è totalmente collaborativo ma anche completamente visionario; non ha dubbi su quello che c'è da fare, ma qualche volta ti chiede cosa ne pensi della scena e crea una speciale atmosfera per cui tutti cercano di dare il meglio per il film. Sa bene cosa significhi dover dirigere; non si tratta di un continuo armeggiare perché la macchina è ben oliata. Tende a biasimare se stesso se qualcosa non va; rappresenta l'equilibrio tra l'essere seri nel proprio lavoro, senza però prendere le cose troppo sul serio…” 

Le riprese hanno avuto luogo in Gran Bretagna, con Liverpool al posto di New York. Le sequenze dei due concerti principali sono state girate entrambe a Londra, quella della Carnegie Hall all'Hammersmith Apollo e quella del Ritz Carlton al Park Lane Hotel.
Come spiega Frears: “Non puoi più riprodurre nella New York di oggi la città come appariva negli anni '40”. 

Per lo scenografo Alan Macdonald, il film è stato un vero piacere sul piano creativo. “Per un designer dover ricreare la New York degli anni '40 è come festeggiare insieme Natale e il proprio compleanno!”
Per i suoi disegni Macdonald ha tratto ispirazione dagli interni eccentrici dell'appartamento della stessa Florence Foster Jenkins a New York. “Aveva gusti molto eclettici, che andavano da antichità costosissime a oggetti acquistati da rigattieri”, spiega. “Nei suoi acquisti di mobili e quadri era notoriamente compulsiva e questo mi ha fatto pensare che le stanze dovessero essere piene di informazioni. Abbiamo scelto gli oggetti in modo totalmente casuale per rispecchiare la sua eccentricità e l'assurdità dei suoi acquisti, così il risultato finale è divertente e affascinante. Meryl Streep ha visitato il set poco prima dell'inizio delle riprese e ha fatto alcuni commenti, tutti molto pertinenti. Così mi sono spinto un po' oltre, inserendo ancora un po' di pezzi bizzarri e fotografie di compositori e cantanti d'opera”. 

Macdonald ha ricreato i celebri interni della Carnegie Hall nell'Hammersmith Apollo di Londra. “Abbiamo dovuto oscurare completamente tutto quello che c'era per ottenere una riproduzione accurata della Carnegie Hall”.
Macdonald ha dovuto anche riprodurre il Commodore Hotel, dove venivano rappresentati i tableaux vivants di Florence. “Il primo che si vede è ambientato nel profondo Sud, con l'Angelo dell'ispirazione che cala dall'alto, e Florence Foster Jenkins che viene calata dai travetti del palcoscenico con addosso un paio di ali. Una cosa abbastanza sofisticata, mista ad una certa aria di dilettantismo – decisamente assurdo” racconta Macdonald. 

Per le performance pubbliche di Florence al Ritz Carlton Macdonald ha optato per la meravigliosa sala da ballo decò del Park Lane Hotel di Londra. “Vi abbiamo aggiunto un effetto da portagioie un po' pacchiano per il momento dell'apertura del sipario” spiega Macdonald. “in contrasto con la bellissima sala che ospita le esibizioni. Siamo riusciti a girare in tempo, prima che cominciassero i lavori di restauro, per cui abbiamo potuto fare più o meno tutto quello che volevamo”. 

Per gli esterni, la troupe ha utilizzato delle location a Liverpool. “A New York, a livello stradale, tutto è completamente diverso oggi ed è praticamente impossibile ricreare la città così com'era negli anni '40” dice Macdonald. “E' interessante pensare al fatto che all'epoca tutte le navi dirette a New York partissero da Liverpool, per cui tra le due città c'era una sorta di contaminazione architettonica”. 

Consolata Boyle si è occupata della creazione dei costumi. “Consolata è molto in gamba” afferma Frears. “Non ho praticamente bisogno di dirle niente, perché so che tutto quello che farà sarà perfetto. Lavoro con lei da 25 anni e mi ritengo molto fortunato”. 

“Ero affascinata, incantata, dal personaggio di Florence” racconta la Boyle. “Il film parla di una cosa per me molto importante– è una storia d'amore tra tre persone che si amano in modo speciale, ma parla anche di come la musica riesca a trasformare le persone. Questa semplice idea è per me alla base del film ed è da lì che sono partita”. 

La Boyle si è accostata a quell'epoca attraverso i suoi personaggi. “E' stato come iniziare dall'inizio anche se in passato avevo già lavorato su costumi di quell'epoca” spiega. “La straordinaria eccentricità di Florence e della sua cricca è una cosa molto speciale; ha vissuto e ha prosperato in un mondo chiuso. Si vestiva ancora come quando era una ragazza, prima che diverse tragedie e dolori condizionassero la sua vita, per cui nei suoi abiti è rimasta una traccia di infanzia e di cianfrusaglie da vecchio baule. Tutto ciò che la circonda ha tonalità da bambini; viveva in un mondo in cui era molto protetta. 

“Era una performer divina, per cui gli abiti per le sue esibizioni erano meravigliosamente stravaganti, e si portava dietro gli eccessi delle sue performance in quello che indossava tutti i giorni. I suoi costumi erano esagerati ma con una delicatezza che piaceva alla gente, per quanto stravaganti fossero. Non si vergognava mai del suo aspetto, per cui alla gente non veniva mai in mente di criticarlo”. 

La Boyle ha realizzato diverse imbottiture per Meryl Streep, per farla apparire più pesante e simile alla vera Foster Jenkins. “All'inizio abbiamo discusso molto su come avremmo potuto esprimere i suoi stati d'animo attraverso gli abiti. Ho lavorato a stretto contatto con Meryl ad ogni step della lavorazione. Ho lavorato anche con Alan Macdonald affinché ogni costume funzionasse con l'ambiente circostante”. 

Un altro componente fondamentale della squadra è il compositore Alexandre Desplat. Florence Foster Jenkins è il quarto film diretto da Stephen Frears al quale ha collaborato Desplat.
In questo caso si trattava di un soggetto irresistibile per Desplat. “Per un compositore il tema di quanto si canti bene o male è molto affascinante” afferma. “Sapevo che l'equilibrio tra i sentimenti e il dramma sarebbe stato in questo caso molto speciale”. 

Desplat avrebbe dovuto creare una colonna sonora di complemento che funzionasse con la musica originale del film, una sfida che lui ha affrontato con piacere. “Nel film c'è già molta musica, per cui si tratta di trovare gli spazi giusti senza che la colonna sonora vi interferisca. Ho spesso cercato di proposito di evitare di scrivere della musica fedele all'epoca in cui il film è ambientato, ma in questo caso la musica è troppo importante per la storia. Questo mi ha dato l'opportunità di partire da un'altra angolatura che non disturbasse le registrazioni classiche di Florence Foster Jenkins e ho creato una colonna sonora realizzata con un mix di jazz degli anni '40 ammantata da musica da orchestra, che funzionasse bene con la musica esistente. Volevo che riflettesse la storia d'amore tra Bayfield e Florence, l'amore per la vita e per la musica di Florence e il tono da commedia, e mi ci è voluto un po' per trovare la giusta commistione tra questi tre elementi“. 

Desplat ha trovato una collaboratrice entusiasta e di talento in Meryl Streep. “Sapevamo che Meryl sa cantare, ma nessuno sapeva che sapesse cantare come una cantante d'opera” racconta. “E' una cantante fantastica, con un'ampia gamma di tonalità. Capisce e sente la musica. E ciò che colpisce è come sia in grado di cantare bene, molto bene, ma anche appena fuori tono, il che è molto difficile. Per far finta di cantare male devi essere un grande musicista. Lei è molto precisa e ha fatto un lavoro magnifico”. 

Le parti musicali del film sono state registrate live. “La musica è inflessibile” afferma Frears, parlando delle difficoltà che questa scelta ha comportato. “Puoi cambiare i dialoghi. Ma non puoi cambiare la musica e, dato che ha i suoi schemi e i suoi ritmi, sei continuamente impegnato a calcolare la durata delle sequenze”. 

Aggiunge Simon Helberg: “Abbiamo registrato l'album ad Abbey Road e poi l'abbiamo buttato nella spazzatura – era più una specie di back-up e di esercizio e ci è servito ad allentare la tensione quando abbiamo registrato live con l'illusione di avere una soluzione di scorta. Tutto è stato registrato dal vivo, è stato un processo elaborato e complesso, ma è servito a catturare l'energia”. 

Alla fine delle riprese il team aveva molta fiducia nella riuscita del film “E' stato fantastico vedere per la prima volta il film con un pubblico” racconta Frears. “Ridevano tutti più spesso di quanto mi aspettassi. Credo che tutti gli attori siano meravigliosi e sono stato molto fortunato a poter girare questo film con questo cast e con questa troupe”. 

Michael Kuhn concorda: “Credo che non basti la storia di un personaggio eccentrico a fare un buon film. Hai bisogno d'altro. La famosa frase di Florence sul letto di morte 'La gente può dire che non so cantare, ma nessuno potrà mai dire che non ho cantato', cela un pensiero profondo: se ami qualcosa dovresti farla, anche se non ti riesce benissimo. Il film parla anche di bontà, di come un uomo con poca fortuna riesca a vivere una vita piena grazie ad una donna eccentrica, e di come questa donna a sua volta abbia trovato qualcuno che l'aiuti a realizzare i suoi sogni. E a tutti noi piacciono le persone in “technicolor”, quando entrano nella nostra vita e illuminano il nostro mondo”.